I 5 Kosha: la fisiologia yogica
- 7 Aprile 2021
- Autore: Giulia Martinelli
- Categorie: Filosofia La Scimmia Yoga
I 5 Kosha, per la fisiologia yogica, sono degli involucri o guaine che rivestono, strato dopo strato, l’Atman, ovvero la nostra essenza spirituale.
La nostra energia, secondo questa teoria, sarebbe quindi custodita all’interno di questi involucri interconnessi, che a loro volta compongono i 3 corpi: il corpo fisico, quello astrale e quello causale. Uno dei primi testi a fornire testimonianza di questi concetti è la Taittiriya Upanishad.
Queste guaine, dalla più materiale a quella più spirituale, partendo dalla periferia, dal più esterno al corpo fisico per muoverci sempre più all’interno, arrivando al cuore del nostro sé incarnato sono:
- Annamaya Kosha
- Pranayama Kosha
- Manomaya Kosha
- Vijnanamaya Kosha
- Anadamaya Kosha
È bene specificare, che i kosha non corrispondono ad un modello anatomico del nostro corpo!
Annamaya Kosha è lo strato più superficiale che avvolge l’Atman, è lo strato che viene nutrito grazie al cibo che ingeriamo (anna significa infatti “cibo”, maya “pieno di, riempito di”). Questa guaina più grossolana quindi, continua a vivere se nutrita, e muore se viene privata di cibo, acqua, ma anche prana. Attraverso la pratica dello Yoga possiamo scoprire le interconnessioni tra il corpo più grossolano e quello più spirituale, e grazie agli Asana (e una pratica mirata) possiamo portare armonia tra i diversi strati o Kosha.
Questa guaina corrisponde al corpo fisico.
Pranayama Kosha, prende il nome da Prana, l’energia vitale, ed è la guaina di energia che connette il corpo fisico e grossolano agli strati più profondi.
Il prana attraversa il corpo seguendo i Chakra (i centri energetici del nostro corpo, lungo i 7 Chakra principali, ma antichi testi Indù ne distinguono più di 10 mila) e le Nadi, i canali energetici in grado di distribuire energia in tutto il corpo. Nadi, infatti, significa letteralmente “flusso di corrente” e sono i canali in cui scorre il prana. Le principali sono tre: Ida, Pingala e Sushumna.
Le tecniche di controllo del respiro, il Pranayama, associate alla pratica degli Asana servono per indirizzare al meglio l’energia, là dove c’è più bisogno e a percepire sempre di più l’integrazione tra corpo, mente e spirito e per aumentare, di conseguenza, la propria consapevolezza. Inoltre attraverso queste tecniche si iniziano a scoprire e percepire i diversi vayu: prana vayu, apana vayu, samana vayu, udana vayu, vyana vayu.
Manomaya Kosha, da manos, ovvero “mente”, ciò che ci distingue dagli altri esseri viventi. Possiamo affermare che si esprime con i concetti di “io” e di “mio”.
Manomaya crea le proiezioni dell’universo mostrandoci il mondo reale, così come noi lo percepiamo.
Per fare un paragone, la realtà è frutto delle proiezioni della nostra mente, così come lo sono i sogni mentre dormiamo.
Quando pratichiamo Dharana, la concentrazione, stiamo lavorando con Manomaya Kosha.
Vijnanamaya Kosha, ovvero il corpo dell’intelligenza, della saggezza (Buddhi).
Riguarda una visione più profonda del mondo e di noi stessi, ma è ancora legata ad il corpo che è soggetto a cambiamento.
Superando la visione duale e iniziando a percepire corpo fisico e sottile come unità si arriva ad una percezione di profonda connessione fra il sè, la natura e il divino. Con la pratica Trataka risvegliamo questo involucro.
Pranamaya kosha, Manomaya kosha e Vijnanamaya kosha formano il corpo astrale.
Anandamaya Kosha, il più interno degli involucri, quello più vicino all’Atman, la guaina che protegge e custodisce la pura beatitudine.
È pura, in quanto non deriva dagli stimoli dei sensi, dalle nostre esperienze pregresse o dai condizionamenti esterni.
Essa è sempre lì, l’assoluta beatitudine, perfetta felicità e corrisponde al corpo causale. Lo sperimentiamo in alcuni momenti della nostra vita, è la sensazione di essere vivi, in armonia con tutto, senza bisogno di nulla, è quando ci rendiamo conto che la felicità è la nostra vera natura.
I 5 Kosha per la fisiologia yogica possono essere quindi molto utili ai praticanti di per comprendere le intime connessioni tra mente, corpo e spirito e per avere maggiore consapevolezza delle energie all’interno del corpo (fisico e sottile). Con la pratica degli Asana si inizia quindi un percorso di esplorazione che parte da Annamaya Kosha per arrivare, strato dopo strato al 5° Kosha, per conoscerci sempre più profondamente.
*Riferimento bibliografico “Yoga Sequencing” – Mark Stephens
Scritto da Giulia Martinelli
È insegnante di Vinyasa Yoga e Meditazione, laureata in comunicazione e creatività d’impresa. Sempre in cerca di nuovi progetti per esplorare il mondo e se stessa. Ama regalare sorrisi e benessere alle persone.
Ha iniziato la sua formazione come insegnante di Yoga con il maestro Igor Cerfolli (200h) e Sara Bigatti – La Scimmia Yoga (Intensivo Vinyasa 60h & Karma Yoga). Ha proseguito con Andrea Boni (master intensivo sulla Bhagavad Gita), Anna Inferrera (L’arte di Sequenziare il Vinyasa Hatha Flow Yoga, 200h), Marialaura Bonfanti (Meditazione e Yoga, 60h) e continua a studiare con insegnanti internazionali: Stephanie Snyder, Jason Crandell e Jo Tastula.