Pavlov, Gestalt ed il condizionamento delle masse
- 4 Novembre 2020
- Autore: Luca Vincenzini
- Categorie: Neuroscienza
Gli studi effettuati dal Dott. Ivan Pavlov hanno dimostrato che è possibile, attraverso un percorso di stimoli sensoriali, indurre stati emotivi e mentali (che vista la componente endocrina differiscono solo per la durata), negli animali e quindi, anche, nell’essere umano. È necessario un percorso per ritualizzare una risposta involontaria in un mammifero. Lo schema basico è quello di associare un comando verbale ad uno stimolo sensoriale, questo sia in riferimento a sensazioni-emozioni piacevoli sia a quelle spiacevoli. Dopo il primo periodo di induzione, una volta che lo schema è stato acquisito e la mappa neuronale relativa è stata attivata, non sarà più necessario il comando, basterà lo stimolo per innescarlo (esempio: suono=emozione). Questo metodo viene ad oggi usato: per addestrare gli animali, nelle terapie comportamentali, nei percorsi di disintossicazione e purtroppo anche nel marketing e nella pubblicità.
La Gestalt aggiunge alla dottrina della stimolazione di Pavlov, la sua teoria della rappresentazione, anche detta psicologia della forma. Essa lavora sui cinque sensi e cerca di comprendere attraverso la teoria del campo (gruppo sociale) e della forma (forme degli oggetti attraverso le quali presentare i contenuti) come si definisce una personalità. Ebbene una delle tecniche più usate è quella di presentare degli oggetti (spesso disegni) che rappresentino contemporaneamente due oggetti inquadrabili in base alla prospettiva, o che non presentino un contenuto definito, o che debbano essere completati dall’osservatore. L’uso di queste immagini obbliga il cervello, che è sostanzialmente pigro e quindi tende sempre a ricondurre il nuovo a ciò che è già stato memorizzato, a completare le immagini in base al conosciuto. Così a causa: dello stato d’animo (sistema limbico), all’emisfero in azione (destro raziocinio, sinistro creatività), alle urgenze di vita (sistema rettiliano), alle credenze attive (neocorteccia), alle irrisoluzioni (inconscio), la mente proietta negli oggetti se stessa dando loro un significato che di base è proiettivo e non oggettivo, ossia proprio all’osservatore più che alla cosa osservata.
Per l’India noi comprendiamo la realtà grazie alle impressioni latenti che abbiamo attive (Vāsanā), in base agli schemi mnestici (Saṃskāra) radicati in profondità che sono causa del nostro girovagare nel ciclo delle rinascite (Saṃsāra); l’insieme di tale bagaglio forma la memoria cosciente (Citta) con la quale vediamo (ricordiamo) la realtà. Secondo tale schema non vediamo ciò che è (Yathābhūta) ma le nostre idee di essa (Vṛtti), cosa che ci obbliga a prendere in considerazione una seria e profonda riprogrammazione (Pravṛtti). Per inverarla è necessario usare delle contemplazioni appositamente ideate per lo scopo prefisso (Dhāraṇā) e la meditazione (Dhyāna).
Oggi la scienza della neuroplasticità ha scoperto che nei ranges cerebrali lenti di Theta e Delta, si delineano le nuove mappature del cervello e si disinstallano le obsolete…e l’India sa da millenni che nella meditazione profonda si muove naturalmente la Kuṇḍalinī, a bruciare le impressioni latenti (Saṃskāra), salendo verso l’alto.
Adesso basta fare un passo indietro per comprendere, assieme alla scienza occidentale ed alla psicologia indiana, quanto tempo trascorriamo passivi davanti a Radio, TV e social. subendone il condizionamento e quanto invece dedichiamo alla meditazione ed alle arti attive. Il silenzio in Onde Delta è comprovato essere la causa della rigenerazione cellulare e cromosomica, dell’eliminazione delle tossine dal cervello e dal midollo, circa 10 gr per die, e del reset del sistema endocrino.
È da prendersi in seria considerazione il fatto di meditare, piuttosto che prestarsi alla programmazione collettiva delle masse. In quest’ottica scienze e Tantra collimano nel dichiarare che la realtà che vediamo è frutto della percezione e della proiezione inconscia piuttosto che vera in se stessa.
Yad bhāvan tat bhavati: quello che pensi divieni.
Pavlov, Gestalt and the conditioning of the masses.
The studies carried out by Dr. Ivan Pavlov have shown that it is possible, through a path of sensory stimuli, to induce emotional and mental states (which, given the endocrine component, differ only in duration), in animals and therefore, also, in humans. A path is needed to ritualize an involuntary response in a mammal. The basic scheme is to associate a verbal command with a sensory stimulus, this both in reference to pleasant and unpleasant sensations-emotions. After the first induction period, once the pattern has been acquired and the relative neuronal map has been activated, the command will no longer be required, the stimulus will be enough to trigger it. This method is currently used: to train animals, in behavioral therapies, in detoxification processes and unfortunately also in marketing and advertising.
The Gestalt adds to Pavlov’s doctrine of stimulation, his theory of representation, also called the psychology of form. It works on the five senses and tries to understand through the theory of the field (social group) and of the form (forms of objects through which to present the contents) how a personality is defined. Well, one of the most used techniques is to present objects (often drawings) that simultaneously represent two objects that can be framed according to perspective, or that do not have a defined content, or that must be completed by the observer. The use of these images forces the brain, which is essentially lazy and therefore always tends to bring the new back to what is already memorized, to complete the images on the basis of the known. So due to: the mood (limbic system), the hemisphere in action (right reasoning, left creativity), the urgencies of Life (reptilian system), the active beliefs (neocortex), the unsoluted drives (unconscious), the mind projects in objects itself giving them a meaning which is basically projective and not objective, that is to say precisely to the observer rather than to the thing observed.
Well, for India we understand reality thanks to the latent impressions we have active (Vāsanā), on the basis of the deeply rooted memory schemes (Saṃskāra) which are the cause of our wandering in the cycle of rebirths (Saṃsāra); the whole of this baggage forms the conscious memory (Citta) with which we see (remember) reality. According to this scheme we do not see what is (Yathābhūta) but our ideas of it (Vṛtti), which forces us to consider a serious and profound reprogramming (Pravṛtti). To make it happen it is necessary to use contemplations specially designed for the prefixed purpose (Dhāraṇā) and meditation (Dhyāna).
Now the science of neuroplasticity has discovered that in the slow cerebral ranges of Theta and Delta, new brain mappings are outlined and old ones are deleted… and for India that in deep meditation the Kuṇḍalinī, naturally moves to burn the latent impressions, by climbing towards the tall.
Now just take a step back to understand, together with Western science and Indian psychology, how much time we spend passive in front of radio, TV and social networks. undergoing the conditioning and what we dedicate to meditation and active arts. Silence in Delta brain waves is proven to be the cause of cellular and chromosomal regeneration, of the elimination of toxins from the brain, and marrow about 10 gr per day, and of the reset of the endocrinal system.
The fact of meditating, rather than lending oneself to the collective planning of the masses, should be taken seriously. From this point of view, science and Tantra coincide in declaring that reality is the result of perception and projection rather than of reality itself.
Yad bhāvan tat bhavati, what you think you become.
Scritto da Luca Vincenzini
Ha visto sbocciare la sua passione per l’India nel 1990 con la lettura del libro: ”Dove stai andando?” di Svāmī Muktānanda. Ha seguito alla Sapienza di Roma i corsi di profondi conoscitori della cultura orientale, quali: Raffaele Torella e Fabio Scialpi (Sanscrito e Filosofia dell’India), Corrado Pensa (Buddhismo), Giuliano Bertuccioli (Lingua e Letteratura Cinese) e Walter Balducci (Antropologia Culturale); ha studiato alla PUG di Roma: Filosofia Medievale, Metafisica e Fenomenologia. Ivi ha terminato gli studi accademici laureandosi in Fenomenologia della Religione con il fenomenologo Giovanni Magnani, lo storico delle religioni Michael Fuss e l’esperto di buddhismo Jesus Lopez-Gay. Facendo definitivamente del dialogo interreligioso la sua passione, ha difeso una tesi di comparazione fenomenologica tra: Śaṅkarācārya, San Tommaso d’Aquino ed il maestro Zen Hisamatsu, che gli è valsa la lode accademica (cum laude). Ha collaborato con diverse associazioni, principalmente di stampo devozionale (Bhakta): induiste, buddhiste e mistiche cristiane, approfondendone i contenuti pratici e speculativi, studiando e suonando per 15 anni le percussioni indiane (Mṛdaṅga e Tablā con Arjun Bhatt, prima, ed un suo allievo italiano: Nicola Artico, dopo). Ha incontrato diversi personaggi di spicco della spiritualità contemporanea con i quali ha praticato in corsi pubblici e privati: XIV° Dalai Lama Tenzin Gyatso, Madre Teresa di Calcutta, Gurumayi Cidvilāsānanda, Thich Nhat Hanh, Amṛtānanda (Amma), Ajhan Sumedho, Mother Meera, Namkai Norbu, Babu Rao, Svāmī Mahādevānanda, Master Choa Kok Sui, Anthony Elenjimittam (ovvero Bhikṣu Iṣabodhānanda discepolo diretto del Mahātma Gandhi), Mariano Ballester (padre gesuita, profondo conoscitore di meditazione e mistica cristiana), Śrī Vivek Godbole, Ajhan Thanavaro, David Knoll ed Amadio Bianchi (Svāmī Suryānanda Sarasvatī) con il quale studia Āyurveda. Negli anni ha approfondito lo Śivaismo Kaśmīro nella quale prospettiva ha pubblicato il testo: “Tantra e Scienze Moderne. Filosofia dell’India a dialogo con neuroscienze, fisica quantistica, astrofisica, psicologia del profondo e logica metafisica”.