La storia del gatto Zen
- 8 Ottobre 2020
- Autore: Luca Vincenzini
- Categorie: Neuroscienza
In un monastero giapponese, in cui si praticava lo Zen (in foto Bikṣu tibetani appartenenti alla scuola Vajrayāna), l’abate accoglieva i gatti randagi lasciandoli girare liberamente nei giardini adiacenti al bosco. L’abate era un vecchio saggio e molto attento alla vita dei monaci, sapeva che per liberare la mente dalle credenze errate erano necessari il tempo e la pazienza. Uno dei gatti era particolarmente irrequieto, non stava mai fermo, saltava ovunque e spesso per gioco attaccava i monaci alle vesti fruscianti per puro diletto. Fu così che l’abate incaricò il suo attendente di legare il gatto in giardino ad un palo durante le sessioni di meditazione seduta. L’espediente funzionò e così per anni i monaci meditarono in compagnia del gatto legato. Quando fu il momento di lasciare il corpo, con il sorriso di chi ha compreso la mente, libero e sereno, salutò i monaci più anziani e si raccomandò con l’attendente, che al contrario suo non era molto perspicace, di legare sempre il gatto durante la meditazione. Fu così che la cosa andò avanti sino a che l’attendente venne trasferito e ci fu un considerevole ricambio tra i monaci residenti. Tutto sembrava essere cambiato nel monastero nel giro di poco tempo, anche il gatto, ormai vecchio, trapassò. Il primo giorno di reggenza del nuovo abate, alla primissima sessione di meditazione, un giovane monaco, che aveva seguito gli eventi senza averli compresi appieno, portò avanti l’usanza e così prese un gatto dai giardini e, durante l’ora della meditazione, lo legò al palo. La cosa ovviamente destò stupore e alla domanda dell’abate sul perché di tale gesto, il giovane monaco rispose: “beh non lo so, ma so che legare un gatto ad un palo mentre si medita porta fortuna!”.
Riprogrammate le vostre credenze.
The story of the Zen cat.
In a Japanese monastery, where Zen was practiced (in photo Tibetans Bikṣu belonging to the Vajrayāna school), the abbot welcomed stray cats, letting them roam freely in the gardens adjacent to the wood. The abbot was a wise old man and very attentive to the life of monks, he knew that time and patience were needed to free the mind from erroneous beliefs. One of the cats was particularly restless, he never stood still, he jumped everywhere and often as a game he attacked the monks to the rustling robes for pure pleasure. Thus it was that the abbot instructed his attendant to tie the cat in the garden to a pole during the sessions of sitting meditation. The device worked and so for years the monks meditated in the company of the tied cat. When it was time to leave the body, with the smile of one who understood the mind, free and serene, he greeted the older monks and advised the attendant, who on the contrary was not very perspicacious, to always tie up the cat during meditation. So it was that it went on until the attendant was transferred and there was a considerable turnover among the resident monks. Everything seemed to have changed in the monastery in a short time, even the cat, now old, passed away. On the first day of the new abbot’s regency, at the very first meditation session, a young monk, who had followed the events without having fully understood them, carried on the custom and thus took a cat from the gardens and, during the hour of meditation, tied him to the pole. This obviously aroused amazement and to the abbot’s question as to why this gesture, the young monk replied: “Well I don’t know, but I know that tying a cat to a pole while meditating brings luck!”.
Reprogram your beliefs.
Scritto da Luca Vincenzini
Ha visto sbocciare la sua passione per l’India nel 1990 con la lettura del libro: ”Dove stai andando?” di Svāmī Muktānanda. Ha seguito alla Sapienza di Roma i corsi di profondi conoscitori della cultura orientale, quali: Raffaele Torella e Fabio Scialpi (Sanscrito e Filosofia dell’India), Corrado Pensa (Buddhismo), Giuliano Bertuccioli (Lingua e Letteratura Cinese) e Walter Balducci (Antropologia Culturale); ha studiato alla PUG di Roma: Filosofia Medievale, Metafisica e Fenomenologia. Ivi ha terminato gli studi accademici laureandosi in Fenomenologia della Religione con il fenomenologo Giovanni Magnani, lo storico delle religioni Michael Fuss e l’esperto di buddhismo Jesus Lopez-Gay. Facendo definitivamente del dialogo interreligioso la sua passione, ha difeso una tesi di comparazione fenomenologica tra: Śaṅkarācārya, San Tommaso d’Aquino ed il maestro Zen Hisamatsu, che gli è valsa la lode accademica (cum laude). Ha collaborato con diverse associazioni, principalmente di stampo devozionale (Bhakta): induiste, buddhiste e mistiche cristiane, approfondendone i contenuti pratici e speculativi, studiando e suonando per 15 anni le percussioni indiane (Mṛdaṅga e Tablā con Arjun Bhatt, prima, ed un suo allievo italiano: Nicola Artico, dopo). Ha incontrato diversi personaggi di spicco della spiritualità contemporanea con i quali ha praticato in corsi pubblici e privati: XIV° Dalai Lama Tenzin Gyatso, Madre Teresa di Calcutta, Gurumayi Cidvilāsānanda, Thich Nhat Hanh, Amṛtānanda (Amma), Ajhan Sumedho, Mother Meera, Namkai Norbu, Babu Rao, Svāmī Mahādevānanda, Master Choa Kok Sui, Anthony Elenjimittam (ovvero Bhikṣu Iṣabodhānanda discepolo diretto del Mahātma Gandhi), Mariano Ballester (padre gesuita, profondo conoscitore di meditazione e mistica cristiana), Śrī Vivek Godbole, Ajhan Thanavaro, David Knoll ed Amadio Bianchi (Svāmī Suryānanda Sarasvatī) con il quale studia Āyurveda. Negli anni ha approfondito lo Śivaismo Kaśmīro nella quale prospettiva ha pubblicato il testo: “Tantra e Scienze Moderne. Filosofia dell’India a dialogo con neuroscienze, fisica quantistica, astrofisica, psicologia del profondo e logica metafisica”.