GLI OTTO PASSI DELLO YOGA QUARTA PARTE
- 9 Novembre 2016
- Autore: Matteo Ragusa
- Categorie: Filosofia
Ed eccoci arrivati alla fine del nostro cammino sugli otto passi dello Yoga.
Questi ultimi tre sono l’obiettivo fondamentale di ogni cercatore, ma andiamo con ordine:
VI. Dharana (Concentrazione o coltivare la consapevolezza percettiva interna)
Dharana significa “concentrazione inamovibile della mente”. L’idea essenziale è di tenere la concentrazione o centro dell’attenzione in una direzione.
Quando il corpo è stato temprato dagli asana, la mente è stata perfezionata dal fuoco di pranayama e quando i sensi sono stati portati sotto controllo pratyahara, il sadhaka (ricercatore) raggiunge la sesta tappa, dharana.
Qui si concentra tutto su un singolo punto o su un compito in cui è completamente assorbito. La mente deve essere placata per raggiungere questo stato di completo assorbimento.
In dharana creiamo le condizioni per focalizzarci in una direzione invece di uscire in molte direzioni diverse. La contemplazione di riflessione profonda, in grado di creare le giuste condizioni, e il focus su questo punto che abbiamo scelto si fa più intenso. Incoraggiamo una particolare attività della mente e, più intenso diventa, più le altre attività della mente cadono.
L’obiettivo di dharana è stabilizzare la mente focalizzando la propria attenzione su una qualche entità stabile. L’oggetto particolare selezionato non ha nulla a che fare con lo scopo generale, che è quello di fermare la mente dal vagare in pensieri, ricordi, sogni, tenendola risolutamente su qualche oggetto apparentemente statico.
B.K.S. Iyengar affermava che l’obiettivo è quello di raggiungere lo stato mentale in cui la mente, l’intelletto e l’ego sono “tutti sotto controllo e tutte queste facoltà sono offerte al Signore per il suo uso e al Suo servizio. Qui non c’è più sensazione di ‘io’ e ‘mio’.
Quando la mente si è purificata con la pratica dello yoga, diventa in grado di concentrarsi in modo efficiente su un argomento o un punto. Ora possiamo liberare il grande potenziale di guarigione interiore.
VII. Dhyana (Devozione, Meditazione sul Divino)
Dhyana significa culto, e possiamo intenderla come meditazione profonda e astratta. E’ perfetta contemplazione. Si tratta di concentrarsi sull’oggetto della devozione mettendo a fuoco il proprio obiettivo con l’intenzione di conoscere la verità su di esso.
Il principio è che quando si concentra la mente su un oggetto, la mente si trasforma nella forma dell’oggetto. Quindi, quando ci si concentra sul divino, ci si riconosce e si sperimenta la vera natura della mente e di noi stessi.
Il nostro corpo, il respiro, i sensi, la mente, la ragione e l’ego sono tutti integrati nell’oggetto della contemplazione .
Durante dhyana, la coscienza è ulteriormente unificata combinando intuizioni chiare in distinzioni tra gli oggetti e tra gli strati sottili della percezione.
Impariamo a distinguere tra la mente di colui che percepisce, i mezzi di percezione, e gli oggetti percepiti, tra le parole, i loro significati, e le idee, e tra tutti i livelli di evoluzione della natura.
Come noi mettiamo a punto la nostra concentrazione e diventiamo più consapevoli della natura della realtà che percepiamo, ci rendiamo conto che il mondo è irreale.
L’unica realtà è il Sé universale, o Dio, che è velato da Maya (il potere illusorio) Poiché i veli vengono sollevati, la mente diventa più chiara infelicità e paura -anche la paura della morte – svanisce.
Questo stato di libertà , o Moksha, è l’obiettivo dello Yoga. Si raggiunge da un’indagine costante nella natura delle cose.
La meditazione diventa il nostro strumento per vedere le cose con chiarezza e percepire la realtà al di là delle illusioni che offuscano la nostra mente.
VIII. Samadhi (Unione con il Divino)
Il passo finale nel percorso degli otto passi dello Yoga è il raggiungimento del Samadhi. Samadhi significa “mettere insieme, unire”.
Nello stato di samadhi del corpo e dei sensi sono a riposo, come se dormisse, ma la facoltà della mente e la ragione sono attenti, come nella veglia, si va al di là della coscienza.
Durante samadhi, ci rendiamo conto di cosa vuol dire essere un identità senza differenze, e come un’anima liberata può godere di pura consapevolezza di questa pura identità. La mente cosciente scende di nuovo in quel inconscio da cui è emersa.
Così, il samadhi si riferisce all’unione o vero Yoga. C’è una fine alla separazione che viene creata dal “io” e “mio” delle nostre percezioni illusorie della realtà. La mente non distingue tra sé e non sé, o tra l’oggetto contemplato e il processo di contemplazione. La mente e l’intelletto finiscono di separare e vi è solo l’esperienza della coscienza, della verità e di gioia.
Il raggiungimento di Samadhi è un compito difficile. Per questo motivo gli Yoga Sutra suggeriscono la pratica degli asana e del pranayama come preparazione per dharana. Questi influenzano le attività mentali e creano spazio nell’affollamento di pensieri della mente. Una volta raggiunto dharana, dhyana e samadhi seguiranno spontaneamente.
Questi otto passi dello yoga indicano un percorso logico che conduce al raggiungimento della salute fisica, morale, emozionale e psico-spirituale. Lo yoga non cerca di cambiare l’individuo. Lo Yoga permette al naturale di manifestarsi in uno stato di salute totale e fa si che ogni essere umano sia una espressione divina di questa realtà.
Ecco qui, con questo concludiamo il corpo centrale della pratica dello Yoga secondo Patanjali.
Namastè